Una recente sentenza della Corte di Cassazione (S.30191/2021) ha statuito che non possa essere invocato il diritto alla privacy relativamente all’utilizzo in un giudizio penale delle videoregistrazioni su parti comuni dell’edificio quando le immagini effettuate con un cellulare o il sistema di videosorveglianza sono utili per dimostrare la responsabilità penale.
La ratio della sentenza è giustificata dal fatto che la ripresa nelle parti comuni per accertare la sussistenza di un reato penale non può essere considerata un’interferenza nella vita privata degli altri condomini, poichè le aree comuni (scale condominiali, pianerottoli, etc) sono zone destinate all’uso di un numero indeterminato di soggetti e in esse non si manifesta la vita privata dei singoli condomini.
Nello specifico la fattispecie presa in considerazione della Corte di Cassazione riguardava due soggetti condannati per il reato di stalking tra vicini; la prova del reato era stata fornita tramite immagini e filmati effettuati dalla parte lesa sulle parti comuni.
L’occasione è stata utile perchè i Giudici della Suprema Corte tornassero a esprimersi sull’annoso dibattito di dottrina e giurisprudenza relativo al dubbio se la normativa sulla privacy possa impedire le riprese con telecamere nelle parti comuni condominiali